È stato il colloquio di lavoro più breve della mia vita.
Il più brutto.
E se ora ci penso non so nemmeno con chi ho parlato.
Di questi tempi avere delle aspettative lavorative è molto rischioso, e non sono una persona che si crea false illusioni, però un colloquio di lavoro così non me l’aspettavo proprio. È stato il peggiore della mia vita.
Chiacchierate professionali ne ho fatte tante. Ai tempi dell’università andavo a fare i colloqui per qualsiasi tipo di lavoro (così come anche i concorsi pubblici). Lo facevo per impratichirmi, ero convinta che da quegli incontri avrei potuto imparare, crescere.
Ed effettivamente ogni colloquio mi ha dato qualcosa, mi ha insegnato a come pormi con i recruiters in diverse circostanze, a saper essere “scaltra” e sicura di me.
Invece, oggi a più di una settimana trascorsa a riflettere, sono convinta che da questo ultimo colloquio di lavoro non ho imparato niente. La cosa peggiore di questa esperienza, che racconto perché voglio condividerla e divulgarla più possibile, é che mi sono sentita inadeguata. Eppure di solito sono spigliata e serena, non mi faccio intimorire facilmente e sono capace di mostrare abilità e attitudini. Questa volta non ne ho avuto il tempo, non so nemmeno se l’incontro è durato cinque minuti.
E allora mi chiedo che cosa spinge un datore di lavoro a contattarti per un colloquio, farti fare 140 km di strada per poi nemmeno guardarti in faccia mentre “ti seleziona”. Perché anche se il tuo curriculum non va bene per lui, anche se a primo impatto puoi non aver fatto una bella impressione, il solo fatto che ti abbia contattato per un incontro dovrebbe precludere rispetto per te come lavoratore, oltre che come persona. E quando parlo di rispetto non sono un’illusa che crede alle favole. Intendo un approccio che faccia capire si tratti di una selezione di lavoro, non il niente assoluto.
Che senso ha fare un colloquio di lavoro e non fare nessuna domanda?
Cerco ancora di trovare una risposta.
Che senso ha chiedermi un incontro e poi, lo specifico perchè è importante, senza nemmeno guardarmi, chiedermi di inviare qualche mio lavoro per mail facendo sfumare l’appuntamento in meno di cinque minuti?
Non ho conosciuto niente del progetto e della figura ricercata, non ho ricevuto nessuna informazione su orari di lavoro e altri dettagli tecnici. E il rapporto umano, le sensazioni a pelle che possono nascere da una chiacchierata? E l’empatia? Chi lavora in questo settore dovrebbe sapere che sono aspetti fondamentali per capire le attitudini di una persona.
Sono tornata a casa afflitta, perché essere trattati in questo modo è stato frustante. E allora sono sempre più convinta che essere una freelance non sia così male.
A voi è mai capitato un trattamento simile? Come avete reagito al colloquio peggiore della vostra vita? Confrontiamoci insieme e facciamoci forza!
Laura
Cara Eleonora,
ho avuto un’esperienza simile alla tua, su Skype però. Cosa ho fatto? Ho pubblicato un articolo su Medium che ti linko qui di seguito https://medium.com/@Lallinx/la-mia-vita-vale-di-piu-a8c3097eebd0#.wywrqa45m. La cosa migliore è sfogarsi facendo quello che ci piace. E noi lo facciamo scrivendo, giusto? Arriverà un domani migliore, anzi, è già qua!
Eleonora Usai
Ciao Laura,
leggere il tuo commento mi fa molto piacere e non perchè sapere che hai vissuto la stessa mia esperienza mi faccia sentire meglio. La solidarietà in questi casi aiuta a capire che probabilmente non abbiamo perso nulla. Se un incontro professionale inizia con il piede sbagliato non credo possa migliorare in futuro. La cosa che mi dispiace però è essere considerati con così poco tatto, con quel così poco rispetto di te come lavoratore (non come persona) che ti disarma.
E allora che cosa possiamo fare per “combattere” questo problema?
Laura
Lavorare per noi stessi! Essere padroni del nostro tempo e decidere con chi collaborare! Con tutti i lati negativi che ciò comporta, ovviamente.. Ma senza scordare quelli positivi, che sono infinitamente soddisfacenti 🙂
Eleonora Usai
Essere così ottimisti e propositi mi piace molto, perchè abbattere le esperienze negative rende più forti ed è stimolante. Credo che sia quasi impossibile scacciare via dal mondo del lavoro le persone irrispettose dell’altro quindi non resta che portare a casa quel bagaglio di vita, perchè tutto serve, anche questo.
Claudia
Ciao Eleonora,
questi articoli mi incuriosiscono sempre. Non credevo che qualcuno arrivasse a tanto. Se uno si prende la briga di far arrivare un potenziale dipendente da lontano, quanto meno dovrebbe nutrire un certo interesse a conoscerlo.
Visto che siamo in tema, una delle ultime brutte esperienze mi è accaduta via skype. Dovevo parlare con un cliente per iniziare la collaborazione. Si presenta un problema con gli auricolari. Chiedo di attendere un attimo. Vengo bloccata su skype, mi arriva una mail da PayPal con il saldo dell’articolo di prova che avevano richiesto. Beh, alla faccia della comprensione! 😀
Eleonora Usai
Ciao Claudia, e benvenuta sul mio blog. Questa di skype è davvero “ridicola”, alla faccia dell’elasticità 🙂
Credo che il problema principale sia dettato dalla società in cui viviamo: ci si aspetta sempre di ricevere ma senza dare in cambio rispetto e fiducia. Si è convinti che tutto è dovuto e a te che lavori su internet (infondo che lavoro è?) non costa nulla perdere il tuo tempo per fare un viaggio come ho fatto io o accordarti tramite una skype call e rinunciare ad altri lavori per dedicare del tempo a lui come cliente. Per noi non è tempo perso perchè dobbiamo dare ma non ricevere. E questo è il motivo per cui ci chiedono lo sconto o ci si stupisce se per un articolo in ottica SEO chiediamo 20 euro.
Per fortuna ci sono molti clienti che non rispecchiano questa categoria e, come abbiamo già detto sul tuo blog, il mercato sta cambiando e la cultura si sta evolvendo.
Carmen
Io penso che il modo in cui vieni trattata non ha a che vedere con chi tu sei come persona, ma con chi è la persona che instaura con te quella modalità di interazione. Non hai perso niente, anzi ti sei evitata un sacco di frustrazione. Devi essere contenta che questa persona non abbia avuto nemmeno la decenza di mettere una maschera e fingere di avere un cuore e una professionalità. Il lavoro freelance, d’altra parte, è meraviglioso ma anche terribile, perché tutto ruota intorno a te e non puoi condividere, delegare o suddividere il lavoro con altri. A te sola tutta la gloria ma anche tutta la m…a.
Bel blog! Carmen
Eleonora Usai
Hai ragione Carmen, se avesse finto e avesse indossato una maschera sarebbe stato peggio e su questo mi trovi completamente d’accordo. La mia amarezza è nata dal fatto di non aver avuto nemmeno l’occasione e il tempo per chiacchierare, discutere, farmi conoscere come professionista.