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A tu per tu con Alessandra Arpi

Un tempo amavo fare le interviste ai professionisti del web. Ora ho rallentato i ritmi anche se intervistare le persone mi piace sempre un sacco. Sono diventata più selettiva ed esigente e questo è uno dei motivi per cui ho corteggiato Alessandra Arpi, una collega che stimo molto e che seguo con piacere sui suoi canali social.

Alessandra Arpi è copywriter e giornalista e mi piace per come scrive. Il suo stile comunica la sua personalità, è asciutto al punto giusto ma anche empatico, una parola che mi conosce sa quanto mi fa innamorare delle persone.  Faccio parlare lei e le sue parole con alcune domande che vi aiuteranno a conoscerla meglio.

Alessandra Arpi intervista copywriter4youCiao Eleonora, è bello mettersi comodi sul tuo blog così delicato e accogliente, grazie per l’ospitalità. Ho pensato molto a queste risposte: sono complesse e come ben sai semplificare il difficile è un lavorone. Insomma, questo è quel che ne è venuto fuori.

Iniziamo con l’intervista ad Alessandra Arpi.

Giornalismo tradizionale e scrittura sul web: che cosa lega i due mondi e come si influenzano tra loro?

Credo che ci sia un unico immenso filo conduttore tra giornalismo tradizionale e scrittura sul web: il rispetto. Delle fonti, della scrittura stessa, del lettore. Della complessità delle cose. Ho sempre creduto che scrivere di qualcosa significasse scovare un fatto, anche minuscolo, per argomentarlo nel modo più completo possibile, dando al lettore tutti gli strumenti per continuare la riflessione e costruire un’opinione consapevole.

Per me la scrittura sul web non è mai stata molto diversa da quella che ho sempre cercato di mettere in pratica ‘ante’. Forse ho puntato sempre di più sulla chiarezza, fattore davanti a cui il web ti mette davanti con più esplicita prepotenza.

In un mondo ideale il giornalismo tradizionale influenza la scrittura sul web per la precisione, la correttezza della forma, l’instancabile ricerca e controllo delle fonti, dei collegamenti. E la scrittura sul web costringe il giornalismo tradizionale a spogliarsi di tanti esercizi di stile per rimanere diretto, chiaro e immediato. A lavorare di più per parole chiave e per segmenti di interesse specifici. Non sempre esistono queste influenze reciproche, ma è bello lavorare con questo obiettivo.

Parliamo di scrittura. Qual è la più grande difficoltà per un giornalista e quale per un copywriter?

La difficoltà comune di chiunque lavori come mediatore di contenuti è rendere chiaro quello che è oscuro, semplificare il complesso senza renderlo semplicistico. Ne ho parlato molto della differenza tra semplice e semplicistico, perché ridurre la complessità del reale a uno schema che tiene poco conto dei contesti è una cosa che succede troppo spesso.

Chi scrive bene legge molto e non solo manuali di settore. Ci sono dei libri che hanno segnato il tuo percorso formativo e come hanno cambiato il tuo modo di scrivere/lavorare?

Faccio sempre molta fatica a trovare dei testi culto. Vorrei avere il tomo della svolta, ma la verità è che ogni libro plasma e riplasma tante mie piccole opinioni. C’è però un romanzo/reportage che mi ha cambiata molto: l’ho letto al liceo, sfioravo i 18 anni. Il titolo è “Bilal – Viaggiare, lavorare, morire da clandestini”, di Fabrizio Gatti, consigliato dall’allora mio professore di storia e filosofia. Parla del suo viaggio da ‘clandestino’, seguendo le rotte dell’immigrazione. Lo ha fatto in prima persona per raccontarlo. Non è sicuramente il primo né l’unico libro molto ben scritto sul tema, ma è stato quello del mio percorso. Mi ha aperto la porta, in modo crudo, tagliente e accurato, su un mondo che conoscevo a malapena, con un attaccamento ai fatti e al reale impressionante. Ho pensato subito che per me scrivere non poteva che essere così: una responsabilità.

La caratteristica di un copy che fa la differenza e quella di un redattore.

L’accuratezza e l’empatia per un copy: stabilire un contatto con chi legge è essenziale. Per entrambi: il voler andare oltre. Per un giornalista, ripetendomi, il rispetto delle fonti, della scrittura e dei lettori. La capacità di collegare più fatti e trarne uno spunto di riflessione più ampio. In due parole: regalare la voglia di approfondire

Infine, la domanda di rito. Quali consigli daresti a chi vorrebbe entrare a far parte del tuo mondo?

La costanza, l’umanità del contenuto e del lavoro. In troppi casi il mestiere di scrivere ormai è ridotto a un’instancabile catena di montaggio: tanto materiale, sporco e subito. Stare al ritmo per rientrare in un mercato del genere alla lunga stufa e perde di significato.

Consiglio di portare avanti la passione con costanza: inizia subito, non aspettare che qualcuno ti dia il permesso. Se sei bravo a fare una cosa falla, per te stesso ancor prima che per gli altri. Scrivi bene di cibo? Ne vai matto? Apri un blog. Scrivi su LinkedIn Pulse. Apri un profilo Medium. Inizia con te stesso, fallo con costanza e non mettere in discussione quello che fai ogni due per tre solo perché non hai l’approvazione immediata di qualcuno. Io l’ho fatto, e ho perso tanto tempo. Tornando indietro mi darei più fiducia. Ma questa è un’altra storia 🙂

Grazie Eleonora, che con le tue domande sei andata a scavare un po’ più in là, e mi hai fatto mettere un po’ ordine nelle idee.

Grazie a te Alessandra, per la disponibilità e il cuore che hai messo in quest’intervista. Alla prossima!

Mi chiamo Eleonora Usai e sono una copywriter freelance. Vivo di parole e libri, pasticcio su moleskine e planner ogni attimo di vita. E scrivo per sorridere.

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