Questo lavoro me lo sono scelta. È stato un percorso in salita, una continua scoperta alla ricerca delle parole giuste, nato da incoscienza e passione.
Dopo una laurea in Scienze della Comunicazione e Giornalismo e una magistrale in Comunicazione e pubbliche amministrazioni, ho chiuso i libri dell’università con una certezza. Dovevo lavorare.
Mi sarebbe piaciuto formarmi in settori che amavo di più – quello pubblicitario in cima alla lista – ma in casa non c’erano soldi e io dovevo entrare nel mondo del lavoro.
Ho iniziato così, dal nulla, nel 2013.
Sapevo tanto e sapevo poco e dopo un primo periodo di smarrimento post laurea, ho deciso. Ho preso una pausa dal pc dell’ufficio che guardavo con odio, sono corsa davanti a uno specchio e ho quasi urlato: voglio diventare una copywriter, è questa la mia vita.
Ho sbagliato a non credere in me stessa dopo la laurea, a pensare che sarei stata capace di accontentarmi. Ho sbagliato ma non mi pento troppo di quello che ho fatto perché è anche grazie a certe esperienze che oggi sono qui.
Perché ho capito che non sono nata per aspettare e accettare.
Ho bisogno di credere, appassionarmi, vivere.
La vita da copy che mi sono scelta
Il percorso è stato in salita ma anche bellissimo. In mezzo alla strada da freelance c’è stato un trasferimento in un’altra isola, un pezzo di cuore affossato in terra sarda che resterà lì per sempre.
E poi un matrimonio, un figlio da crescere senza aiuti.
Sembra strano ma il lavoro mi ha aiutata a essere migliore e oggi, dopo quel lontano 2010 in cui mi sono laureata, posso dire di aver realizzato parte dei miei sogni. Ne ho ancora tanti altri da far avverare – per ora stanno facendo la muffa – ma intanto sono felice dei piccoli traguardi ottenuti.
Non dimentico le grandi gioie di questi anni e metto sempre avanti quel costante ottimismo che mi salva anche durante le giornate più nere. Oggi, però, voglio condividere alcuni pensieri che secondo me un copywriter freelance si porta dentro dall’inizio del suo cammino.
Chiamiamole paure.
Chiamiamoli freni inibitori.
O forse inutili paranoie.
Fanno parte della nostra vita da copy, quella che ci sorprende, ci spiazza, qualche volta ci delude. È quello che i copywriter freelance non dicono, un po’ per mancanza di coraggio, per indifferenza verso la società o anche solo perché questi pensieri sono nascosti nell’animo.
Io questi pensieri li ho, lo ammetto. Mi capita nei momenti di sconforto o quando non mi sento all’altezza di una situazione. Quando ripenso alla mia strada in salita – come sto facendo ora – e mi chiedo come sarebbe andata se un master allo IED potevo permettermelo.
Li condivido con tutti voi e vi prego, non avere paura di aggiungere anche i tuoi non detti. Aiuta a sentirsi meglio.
3 cose che i copywriter freelance non dicono
I copy freelance sognano di lavorare in agenzia
È capitato almeno una volta. Hai pensato che sarebbe stato bello mescolarti all’odore di pennelli e colori, degli strumenti del mestiere di un art director, con cui fare coppia fissa. Lavorare in agenzia significa respirare la scrittura pubblicitaria in ogni aspetto, imparare dagli altri, conoscere i diversi punti di vista dei creativi. Prendere mazzate e lamentele, tornare a casa e scoraggiarti ma crescere anche grazie a questo confronto professionale.
Non ci pensi sempre, perché il tuo lavoro da copywriter freelance ti piace. Sei come me, l’hai scelto, ti appartiene e sai di aver trovato la tua dimensione ideale. Allo stesso tempo però, capitano quei momenti – rari ma intensi – in cui lavorare in un’agenzia pubblicitaria ti farebbe sentire più vivo, alimenterebbe creatività e sogni.
I copy freelance ambiscono a una settimana di 6 giorni lavorativi
Hai sognato almeno una volta una settimana lavorativa dal lunedì al venerdì, con al massimo un extra il sabato mattina e poi relax, computer spento e distrazioni a più non posso. Su, ammettilo anche tu. Ti sarebbe piaciuto, vero? Staccare la spina è fondamentale, lo so io che ho detto basta al mio lavoro di domenica, che ho capito quanto sia importante riposare la mente per rendere al meglio. In questi momenti vorresti essere più organizzata, terminare la to do list del giorno senza sensi di colpa e staccare per davvero, non pensare a lavoro e clienti a orari improponibili e festivi, che si chiamano così per un motivo preciso.
I copy freelance vorrebbero non essere sottovalutati
Anche se hai creduto nelle tue capacità, anche se hai sempre fatto spallucce a chi pensava fossi casalinga, mantenuta o nullafacente, ogni tanto sogni quanto sarebbe bello avere un lavoro non sottovalutato. Vorresti che il concetto di freelance non fosse visto solo in ottica di risparmio, a cui corrisponde un lavoro mediocre o sottotono. Dico questo non soltanto pensando ai vicini di casa o ai parenti che credono tu non faccia nulla dalla mattina alla sera. Mi riferisco ai contatti che tirano il prezzo sul preventivo, a quelli che dicono “beh, ma tanto tu sei freelance quindi abbattiamo i costi.”
Ecco, no, non funziona così. Come copywriter freelance pago le tasse, ho aperto la partita Iva con entusiasmo ma la devo mantenere.
Amo il mio lavoro, ho scoperto che è cucito addosso a me.
L’ho scelto, ho trovato la mia strada ma non ho difficoltà ad ammettere che quando arriva un po’ di sconforto immagino quello che non ho e vorrei o che potrebbe rendermi ancora più ambiziosa e soddisfatta. Capita anche a te?
Alessia
Ciao Eleonora! Io non sono copy freelance; sono content creator in un’azienda privata che mi sta piuttosto stretta. Nonostante ciò mi ritrovo molto nelle tue parole… soprattutto se anch’io ripenso a quel master allo IED che non ho mai potuto frequentare e alla lotta quotidiana in ufficio con chi pensa che il mio lavoro sia “scrivere articolini per il giornaletto aziendale”. Grazie di cuore Eleonora, perché il tuo post stamattina mi ha fatta sentire meno sola con i miei pensieri.
Eleonora Usai
Cara Alessia,
mi sento molto vicina alle tue parole e hai ragione, non importa essere freelance, è una situazione che riguarda molte professioni del web. Io sono un’ottimista convinta, di quelle che lotta per raggiungere i suoi obiettivi e che non si arrende nemmeno quando forse dovrebbe farlo. Eppure ho scritto questa confessione perché ogni tanto, quando c’è quella giornata NO, arrivano pensieri che affossano speranze e pensieri positivi. Dura poco ma quel momento è intenso e scriverne, si sa, aiuta a scacciarlo via. 🙂
Un caro saluto e w noi che acchiappiamo i sogni.