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Il copywriter in quarantena_racconti di vita

Copywriter in quarantena: se scrivere diventa una cura

Durante la quarantena ho sfidato me stessa e dopo un primo periodo a rilento, utile per creare nuove abitudini, ho capito che l’unico modo per non sprecare tempo era fare senza dire.

Ho iniziato piano, sentendomi in colpa per aver perso idee e concentrazione, mettendomi in discussione per tentare di ottimizzare gli attimi in cui ero più produttiva.Mi sono distratta tanto, ho creduto di non farcela, ho vissuto senza programmi, alla giornata. Mai come questo periodo mi sono sentita annullata. Strano per una come me, che difficilmente perde l’entusiasmo. Sono arrivate nuove richieste di collaborazione proprio a marzo ma non so, c’era qualcosa in me di distorto, forse sbagliato, forse umano.

Se scrivere diventa cura e sostegno

Poi da un giorno all’altro ho capito. Scrivere era la mia cura, la soluzione per calmare ogni preoccupazione, non pensare ai bambini a casa, al bollettino delle 18, al Paese allo sbando, ai morti, al non sapere quando poter tornare a casa.
Mi sono rifugiata nelle parole per sentirmi di nuovo viva, pronta a dare ancora qualcosa.
E allora ho deciso di aiutare due amici che per il lockdown da covid19 hanno sospeso le loro attività e sono rimasti a casa senza lavorare. Ho iniziato a gestire la pagina aziendale di un’impresa edile senza nessuna presenza online e ho aiutato il mio insegnante di palestra a comunicare meglio sul suo profilo, per raccontarsi di più e farsi conoscere come ballerino e maestro. Ho scelto di aiutare loro perché condividono i miei stessi valori e mi faceva sentire utile.

Ho cambiato anche il mio approccio sui social e ho messo in discussione il mio profilo personale Facebook. Perché non farmi conoscere meglio? Perché non partecipare di più, commentare, evitare di rimandare con un “lo faccio dopo”?

Dopo aver concluso proprio a marzo un contratto con un’agenzia che mi faceva gestire i copy di diverse pagine social, è stato facile pensare più alla mia comunicazione e non a quella dei clienti. Mi sono sentita più libera di leggere e ascoltare, di approfondire e fare rete. Che poi ho sempre amato farlo ma da troppo tempo mettevo in primo piano il lavoro e lasciavo che a parlare di me fosse il silenzio. Per stanchezza. Per alienazione. Per poca voglia. Sì, anche per questo motivo.

In quarantena non me la sono sentita. Ho avuto voglia di raccontare, esprimere un’idea, ridere con gli altri e confrontarmi.

Cosa ho e non ho cambiato di me

Mi sono esposta di più per parlare di me e delle emozioni quotidiane ma sono tante le cose che non ho cambiato in questi due mesi. Non ho seguito o addirittura avviato dirette social solo per far passare il tempo. Non ho partecipato ad aperitivi online, così come non lo facevo prima, non ci sono state chiacchierate di gruppo con la famiglia lontana. Non mi sono appassionata a nuovi interessi e non ho trascorso tutta la giornata connessa. Ho ascoltato meglio per raccogliere ricordi e ammetto che mi è piaciuto un sacco. Mi sono trasformata accettando ogni situazione come una sfida, per mettermi in discussione e imparare a fare meglio. Senza stravolgere me, restando fedele alla natura.

Ho desiderato il silenzio e organizzato gli orari come se fossi tornata indietro nel tempo, nel 2013 quando ho iniziato a lavorare da casa. Ho imparato per l’ennesima volta a stravolgere tutto, ripartire da zero. Nei ritmi, nella pianificazione quotidiana, nella ricerca di nuovi spazi in cui lavorare senza distrazioni, con bambini e marito a casa ma anche con una concentrazione diversa, rivoluzionata.

Il copywriter in quarantena scrive per reagire

Giorno dopo giorno ho ripreso in mano il lavoro in modo schematico, ridotto di molto ma comunque utile per farmi andare avanti con i progetti dei clienti.
Mi sono ritrovata con diversi lavori da terminare: la scrittura dei contenuti per il sito web di un fotografo e per una ragazza che propone consigli nel mondo dell’artigianato con dei video tutorial. I testi per un e-commerce di articoli per la casa e i contenuti per una piattaforma di consulenza di astrologia. E poi un progetto di personal branding che mi ha ricaricato di entusiasmo e voglia di fare. Dopo due mesi di quarantena non ho terminato tutti questi lavori ma due sono in consegna e sono felice di aver dato il meglio di me con impegno e parole.

4 progetti a cui ho partecipato

Ho alternato il lavoro a dei progetti stimolanti che mi hanno distratto dalle cattive notizie e dato un nuovo entusiasmo di cui avevo bisogno.

1 Curatela del libro in beneficenza Come l’aria. Cose che ci mancano e ci riprenderemo presto

Dopo aver letto per caso un post sul gruppo Facebook de LA Content Academy, ho visto nascere il progetto Come l’aria: Cose che ci mancano e ci riprenderemo presto,un libro a scopo benefico in cui tutte le penne coinvolte hanno raccontato che cosa le mancava della loro vita all’aperto, prima che ci chiudessero in casa.
Dalle finestre di narratori ed esperti di comunicazione ma anche dalle esperienze di commessi, medici e infermieri, anziani e bambini, Come l’aria è diventato un racconto corale che ha accolto emozione, paure, ironia, incertezze e soprattutto assenze. Per Come l’aria ho scritto la mia mancanza più grande e insieme al gruppo di lavoro che ha curato il progetto, abbiamo inserito anche il pensiero di mio figlio Francesco. Ci siamo occupate della raccolta dei racconti e dell’editing del libro, anche se poi l’ultimo giro di correzione di bozze è stato curato dalla casa editrice.

È stato un lavoro stimolante, un percorso di crescita interiore in cui grazie a un libro mi sono sentita utile e parte di una comunità.

2 Copyd19, il libro a scopo benefico dei creativi in quarantena

Come l’aria mi ha dato un po’ di coraggio e così ho scritto un racconto per la prima volta, solo per il puro piacere di farlo. L’ho scritto e inviato all’Associazione Italiana Copywriter, che ha raccolto i racconti più adatti nel libro Copyd19 – Creativi in quarantena, in fase di pubblicazione. Faccio parte della redazione e anche per questo nuovo progetto sto imparando un sacco di cose belle, soprattutto a non aver paura di dedicarmi anche alla narrativa per interesse personale.

3 Smart working, il nuovo libro di Cristiano Carriero edito da Hoepli

Dato che più scrivi e più ti piace, sono una copywriter in quarantena che ha trovato nella scrittura la magia di uscire di casa anche restando sempre in ufficio. L’ho fatto dedicandomi a più progetti insieme, per far svagare la mente. A metà marzo ho scritto un piccolo approfondimento per il nuovo manuale di Cristiano Carriero, dal titolo Smart working. Tool e attitudini per gestire il lavoro da casa e da remoto, edito da Hoepli.
Sono felice di vedere il mio nome pubblicato su un testo Hoepli, anche se breve. Sono felice soprattutto di aver parlato di un tema che mi sta molto a cuore, la maternità e il mondo freelance. Non a caso il paragrafo che ho scritto si intitola Mamma in smart.

4 Accento acuto e la nascita di un amore editoriale

Con la curatela di Come l’aria ci siamo divertite così tanto che noi sei ragazze in pochissimo siamo diventate Accento Acuto, un team che si dedica a progetti editoriali. Offriamo servizi diversi, dall’organizzazione di eventi culturali a tutto ciò che porta cultura in un’impresa, per offrire a brand, enti pubblici e associazioni la possibilità di raccontare meglio la loro storia.
Il sito è ancora in costruzione, pronto a mostrare l’anima narrativa di ognuna di noi.

Non solo parole: la formazione che mi ha fatto crescere

E poi, dato che marzo e aprile sono trascorsi in fretta ma io non sono capace di restare ferma, ho frequentato il corso di Copy in bottega dell’Associazione Italiana Copywriter, dedicato al naming e con un’insegnante d’eccezione, Daniela Montieri.
Il corso è stato illuminante: in 4 lezioni ho approfondito come si lavora a un naming e che cosa può fare la differenza nella scelta di un nome aziendale. Dall’approccio creativo per far nascere le idee, alle tecniche più utilizzate per la ricerca di un nome adatto all’azienda, alla presentazione delle proposte: tutto bellissimo e utile per specializzarmi. A fine corso ho presentato anche un’esercitazione in cui mi sono messa al lavoro per l’ideazione di 3 proposte di naming. Mi sono divertita tanto, ho imparato un sacco di cose nuove e ringrazio Daniela per la sua pazienza, la disponibilità e la sua capacità di insegnamento, che mi ha lasciato diversi strumenti per approfondire un metodo.

Ora, dopo aver letto questo lungo articolo, ti starai chiedendo se un copywriter in quarantena ha bisogno di fare tante cose per stare bene, per trovare ispirazione restando sempre ferma in un punto. Non ho idea di cosa sia più efficace o giusto ma a me scrivere di più è servito. Per non perdermi ed essere lucida, per non trovarmi incastrata tra le mie fragilità e crederci, credere ancora che le parole abbiano il potere anche di farci sentire meglio.

Mi chiamo Eleonora Usai e sono una copywriter freelance. Vivo di parole e libri, pasticcio su moleskine e planner ogni attimo di vita. E scrivo per sorridere.

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