Nel 2018, col pancione da portare in giro e una gravidanza complicata per 9 mesi, ho sempre trovato il tempo per scrivere sul blog. Oggi che Davide è qui vicino a me mentre scrivo, molto pacifico e gestibile, riesco a scrivere per lavoro e non trovo il tempo per raccontare i miei progetti Dei giorni mi dispiace così tanto che segno sul taccuino una lista di quello che vorrei raccontare. I cambiamenti da gennaio a oggi, i microcopy che scrivo per le pagine social, le collaborazioni belle che aiutano a sentirsi meglio nonostante la stanchezza. Vorrei raccontare tutto.
Il problema è che la mia crescita professionale è così veloce che non ho tempo materiale per parlarne. E anche se non ho manie di protagonismo, fermarmi per capire che cosa succede, mettere una fine per ricominciare, questo sì, sento che è necessario.
In questi mesi ho lavorato ai contenuti di diversi siti web. Progetti stimolanti e ben sviluppati con cui vorrei aggiornare il mio copyfolio, per mettere un punto sulla professionista che sono oggi rispetto al passato. È un desiderio che arriva da dentro e non ha nulla a che vedere con la strategia. Mi piacerebbe parlare di quello che ho fatto nell’ultimo anno, per dire a me stessa chi sono e cosa posso – VOGLIO – diventare domani. Voglio raccontare il mio lavoro da copywriter per tracciare una linea, capire cosa posso dare ancora e ancora.
Del fermarmi per respirare e pensare meglio
La verità è che mi manca scrivere per me e in questo periodo mi piacerebbe dimenticare, anche solo per un pomeriggio, che il mio lavoro da copywriter è indossare le idee degli altri per renderle semplici, di facile lettura, umane e con identità, ma è anche un lavoro in cui è importante dare il 100% di me.
Delle idee belle se sono in forma.
Dell’ispirazione che arriva se mi fermo, scopro, viaggio, leggo.
Non sempre questo è possibile e quando le settimane sono un no stop di scrittura senza svago, soffro perché scrivo senza poter respirare quando vorrei vivere ogni attimo con più consapevolezza. In quei momenti mi manca la possibilità di fermarmi per inventare. E allora se il 2019 è l’anno in cui tutto cambia in maniera così veloce, ho bisogno di ricordare a me stessa che cosa amo di questo lavoro e perché ho deciso di diventare copywriter.
3 aspetti che amo del mio lavoro da copywriter
1. Essere altri
Mettermi nei panni di realtà diverse dalla mia, prestare le parole a mondi sconosciuti che posso conoscere nel momento in cui quell’azienda o quel progetto entra a far parte della mia vita.
Mi piace essere altri e grazie al mio lavoro, questo ruolo mi riesce benissimo.
Non è mancanza di personalità o voglia di essere diversa. È sentire il brivido del nuovo, scoprire per imparare, esserci per diventare, trovare piccole parti di me da coltivare.
2. Poter associare parole giuste a ogni realtà
Il brand che crede nel potere della comunicazione sa che deve parlare con il giusto linguaggio, mostrare ai suoi clienti la personalità che lo rende unico. Per questo le parole devono essere scelte con cura. Del mio lavoro mi piace questo, l’attenzione che si DEVE avere verso ogni singola parola comunicata, la cura per quello che si racconta al cliente; la voglia di mostrare ogni lato aziendale grazie alle parole più adatte per un pubblico e un obiettivo da raggiungere.
3. Collaborare con più figure professionali
Lavorare in team è bellissimo, anche se impegnativo. Vedo il mio lavoro come un continuo scambio di idee, un impegno che inizia insieme al cliente, procede in solitaria durante la fase creativa e continua con la partecipazione di diversi esperti. Hai a che fare con l’art director e il grafico, con l’account quando c’è, il social media manager nel caso di copy per pagine facebook, il digital project manager e il digital marketing strategist in realtà più grandi. Tutto questo costruire in gruppo è fonte di crescita, una sfida a cui è impossibile rinunciare.
Non voglio – non posso – dimenticare questi 3 aspetti del mio lavoro, che rendono ogni progetto importante perché studiato, in cui dietro una scelta di racconto c’è passione e voglia di comunicare per lasciare un messaggio che resti nel tempo.