Chiudi
Torna su

storytelling Tag

A me le storie piacciono un sacco. Quelle degli altri, non le mie. Quelle in cui mi dimentico che devo portare mio figlio alla ludoteca ed è tardi; che ho fretta, dovrei controllare l’agenda e iniziare a lavorare. Mi piacciono le storie di prima mattina, appena sveglia, mentre mangio latte e biscotti. Con una mano scorro il telefono e leggo tutto quello che ha da dirmi la storia di oggi. Con l’altra inzuppo i biscotti, sempre con il solito gesto, metodica da una vita. In quel momento, ogni mattina, con Francesco da svegliare altrimenti dormirebbe fino alle dieci, con i clienti da sentire e un marito con cui parlare, io leggo storie.

Ricordo ancora i tempi di Splinder, quando scrivere in un blog personale era scrivere pulito. C'era timidezza, si utilizzavano i nickname per sentirsi in un mondo nuovo. Io avevo tre blog, ma quello principale era vedovascalza, un nick preso in prestito da uno dei miei libri preferiti di Salvatore Niffoi. Aveva una schermata nera (si, me ne vergogno) e l'headline del blog era "Spiritually", come una canzone che amavo.

Ieri è iniziata una nuova avventura formativa. Mi sono iscritta al corso online in Corporate Storytelling della Ninja Academy tenuto da Andrea fontana e Daniele Orzati. Prima di restare incinta ho cercato tanto un corso di storytelling ma senza risultato, così lo scorso mese non mi sono fatta scappare l’occasione.

Ho comprato Narrarsi online – Come fare personal Storytelling di Francesca Sanzo per il titolo, uno dei motivi che mi spinge a fare gli acquisti migliori. Da lettrice compulsiva quale ero (con l'arrivo del mio nano ho dovuto rallentare i ritmi) entravo in libreria e mi lasciavo catturare dal titolo più comunicativo, quello che mi raccontava qualcosa in due parole o che mi trasmetteva subito un messaggio.

Da quando sono piccola ho sempre vissuto il periodo della vendemmia come un momento per festeggiare in famiglia. Ogni anno questa tradizione ha impegnato le nostre menti, per motivi differenti che ci hanno comunque legato l’uno all’altro. Gli esperti di vino e vigneti “ascoltavano” il tempo per scegliere il momento propizio per vendemmiare, i meno bravi sulla conoscenza di zuccherina e vite pensavano alla festa di fine vendemmia.